“Chiedi a un prete: Si può credere in più di una religione?”

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D: Recentemente ho letto il libro Vita di Pi, e mi ha lasciato alcune domande sulla religione. Per prima cosa, mi permetta di chiederle, qual è la ragione più significativa per cui lei crede nel monoteismo rispetto a una religione politeista come l’induismo? O questo non è un aspetto importante della tua fede? Cosa pensi di una persona che segue più di una religione alla volta – è possibile avere fede in più di un Dio alla volta? Il che mi porta a un’altra domanda: Credi che sia possibile che tutte le religioni siano basate su diverse esperienze con lo stesso Dio in diverse aree del mondo? Inoltre, perché Dio dovrebbe sacrificare il suo unico Figlio per pagare per i peccati di altre persone? Perché non dovremmo pagare noi stessi per le nostre malefatte? Per quanto la domanda sia elementare, è un concetto molto difficile. Grazie per il vostro tempo. -A.R.

Risposto da P. Edward McIlmail, LC

A: Molte grazie per le sue ponderate domande.

Francamente, non ho mai considerato seriamente le credenze indù. Il cristianesimo ha più senso: C’è un Dio unico e increato che ha creato tutto il resto. Una religione come l’induismo (o almeno alcune forme di esso) che sposa molteplici divinità non sembra molto soddisfacente, ad essere onesti. Solleva solo la domanda sulla provenienza di tutti quegli dei.

Penso che una persona che è seriamente interessata alla religione non cercherà, per natura, di seguire diverse fedi contemporaneamente. Le varie fedi spesso si contraddicono a vicenda, a volte su questioni molto basilari. Quindi, anche intellettualmente, seguire diverse religioni non ha molto senso. Inoltre, Dio, inteso come Essere Assoluto, non ha eguali.

Per quanto riguarda il fatto che le varie religioni siano basate su diverse esperienze di Dio – questa è una buona domanda. Le varie religioni (a parte la fede cattolica, che credo possa interpretare autorevolmente la Rivelazione) hanno scintille di verità.

Permettetemi di citare una lunga citazione da Nostra Aetate, n. 2, il documento del Vaticano II sulle religioni non cristiane:

“Le religioni, tuttavia, che sono legate a una cultura avanzata hanno lottato per rispondere alle stesse domande per mezzo di concetti più raffinati e un linguaggio più sviluppato. Così nell’Induismo, gli uomini contemplano il mistero divino e lo esprimono attraverso un’inesauribile abbondanza di miti e attraverso una ricerca filosofica. Cercano la libertà dall’angoscia della nostra condizione umana o attraverso pratiche ascetiche o una profonda meditazione o una fuga verso Dio con amore e fiducia. Ancora, il buddismo, nelle sue varie forme, si rende conto dell’insufficienza radicale di questo mondo mutevole; insegna una via attraverso la quale gli uomini, in uno spirito devoto e fiducioso, possono essere in grado o di acquisire lo stato di perfetta liberazione, o di raggiungere, con i propri sforzi o attraverso un aiuto superiore, l’illuminazione suprema. Allo stesso modo, le altre religioni che si trovano ovunque cercano di contrastare l’inquietudine del cuore umano, ognuna a suo modo, proponendo “vie”, che comprendono insegnamenti, regole di vita e riti sacri. La Chiesa cattolica non rifiuta nulla di ciò che è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincera venerazione quelle vie di condotta e di vita, quei precetti e quegli insegnamenti che, pur differendo in molti aspetti da quelli che essa sostiene ed espone, tuttavia riflettono spesso un raggio di quella Verità che illumina tutti gli uomini. Infatti, essa proclama, e deve sempre proclamare Cristo ‘la via, la verità e la vita’ (Giovanni 14:6), in cui gli uomini possono trovare la pienezza della vita religiosa, in cui Dio ha riconciliato tutte le cose a Sé.”

Nota quella frase sulle altre religioni che “spesso riflettono un raggio di quella Verità” – cioè, un raggio della verità che è Dio stesso. Quindi, in un senso limitato, sì, potremmo dire che altre religioni potrebbero riflettere varie esperienze di Dio.

Per quanto riguarda Dio che sacrifica suo Figlio per il nostro redentore: Gesù è andato volentieri sulla croce, per fare la volontà di suo Padre. Perché era necessario quel sacrificio?

Diciamo questo: Dio è infinitamente buono. Peccare contro un Dio infinitamente buono è un’offesa infinita. L’uomo è finito e quindi non può rimediare da solo alle sue offese contro un Dio infinitamente buono. Solo Dio poteva rimediare alle offese (peccati) contro di lui. Così Gesù, essendo Dio, ha potuto redimerci dal peccato.

La redenzione avrebbe potuto avvenire in un altro modo? È possibile. Ma Dio ha scelto il percorso che ha fatto, in parte, probabilmente, per mostrare il suo grande amore per noi.

Spero che questo aiuti. Dio vi benedica.

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