Per quanto sorprendente, Low non era senza precedenti. Bowie aveva già iniziato a sperimentare metodi di produzione delle canzoni più modulari e multitraccia in Station to Station. Nel frattempo, anche The Idiot, la prima collaborazione di Bowie con Iggy Pop, che era diventato un caro amico e confidente, lo portò in nuove direzioni.
Ma fu Brian Eno che lo avrebbe aiutato maggiormente ad assemblare questi elementi in una forma radicalmente nuova. Un collega art rocker inglese, anche lui in fuga dai confini della celebrità, Eno scambiò il suo lavoro di tastierista glamtastico e concettuale con i Roxy Music per strade meno battute. Il suo album solista del 1975, Another Green World, fu un capolavoro in forma libera che mescolava strumentali e canzoni guidate da testi con suoni non convenzionali. Bowie lo ammirava molto.
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Low iniziò sulla scia delle session di Idiot in Francia, a Chateau d’Hérouville, dove Bowie aveva inciso Pin Ups. Ritornò all’ovile Tony Visconti, che era stato con Bowie sporadicamente dal 1969. Quando Bowie ed Eno gli chiesero se era disposto a sprecare un mese in esperimenti che avrebbero potuto non portare a nulla, Visconti rispose: “Perdere un mese del mio tempo con David Bowie e Brian Eno non è perdere un mese del mio tempo”. Visconti portò in Francia un dispositivo nuovo di zecca: un Eventide Harmonizer, una sorta di proto-campionatore che catturava, alterava e riproduceva i suoni simultaneamente. Sarebbe diventato un elemento chiave nel mix di Low, specialmente i suoi drumbeat processati, che divennero una grande influenza sul suono del postpunk e del rock.
Il lavoro di Eno è più evidente nella seconda parte di Low, interamente strumentale, una buona parte della quale fu creata quando Bowie dovette lasciare lo studio per un periodo per occuparsi di affari legali a Parigi. L’ossessionante “Warszawa” è quasi interamente una creazione di Eno se non fosse per la splendida voce senza parole di Bowie. Ispirati da un coro di ragazzi bulgari su un LP che Bowie aveva preso a Parigi, lui e Visconti ne hanno rispecchiato il suono in parte spostando la voce di Bowie più in alto.
Il risultato fu uno strano e bellissimo LP che terrorizzò la RCA Records, che lo considerò un suicidio commerciale rispetto ai recenti successi di Bowie. Era davvero vicino al “nuovo linguaggio musicale” immaginato da Bowie, un disco che contribuì a rivoluzionare il suono del rock. Soprattutto i musicisti ne sentirono gli effetti. “Quell’album in particolare, quella canzone ‘Warszawa’, è stato il momento in cui ho capito che la musica era la forza definitiva, almeno nella mia vita”, dice Dave Sitek dei TV on the Radio, una band che avrebbe poi lavorato con Bowie.
A seguito della morte di Bowie, il suo chitarrista di lunga data Carlos Alomar, che era il direttore musicale dei Low, poté ascoltare poco oltre agli strumenti dell’album. Rimase sbalordito dalla loro creazione collettiva fin dall’inizio. “Quando ho avuto Low, ho spento tutte le luci del mio appartamento e ho alzato il volume dell’impianto e, amico, ero nello spazio”, ha ricordato. “È stato fantastico”.