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A parte le guerre e le ridistribuzioni territoriali del periodo napoleonico, la riunificazione italiana fu l’evento politico più influente e di vasta portata dell’Europa del XIX secolo: le conseguenze intellettuali e politiche dell’evento si estesero ben oltre i confini dell’Italia.

Il Fondo Campanella, creato come biblioteca dell’Istituto Internazionale di Studi Garibaldini, è un’importante risorsa di ricerca accademica riconosciuta a livello internazionale. Si tratta di un insieme di più di 2.500 titoli relativi a un’area tematica di grande importanza storica e non ha eguali, per estensione e dettaglio, nella biblioteca di nessun’altra istituzione accademica nordamericana. Oltre al nucleo della biblioteca di ricerca, che contiene le principali opere pubblicate del periodo risorgimentale e numerose memorie contemporanee, la Collezione Campanella contiene molti oggetti della biblioteca personale di Garibaldi e della biblioteca di suo figlio Ricciotti (1847-1924), 410 lettere originali da e per Garibaldi, 350 giornali del diciannovesimo secolo, una grande collezione di medaglie in onore e relative a Garibaldi, e vari oggetti di memorabilia.

Giuseppe Garibaldi dedicò la sua vita alla causa dell’unità d’Italia. Il suo più grande trionfo fu il rovesciamento del Regno di Napoli nel 1860, l’evento che fece precipitare l’unificazione italiana. Nel maggio di quell’anno, Garibaldi sbarcò in Sicilia con una forza volontaria di 1070 uomini (i “Mille”). Entro due settimane questa forza aveva preso la città di Palermo, forzando la capitolazione di un esercito di 20.000 regolari. In agosto Garibaldi attraversò la terraferma italiana, sbaragliando l’esercito napoletano in una serie di vittorie e catturando la stessa Napoli entro un mese. La marcia di Garibaldi divenne una delle grandi leggende del diciannovesimo secolo, sia per il genio con cui Garibaldi superò vaste difficoltà militari, sia, cosa altrettanto importante, per il potente simbolismo politico dell’evento in un’epoca in cui i gruppi etnici e culturali rispondevano sempre più al richiamo del nazionalismo in un’Europa ancora dominata dai blocchi di potere dinastici di un’epoca precedente.

Non c’è dubbio che la Marcia, i cui progressi furono seguiti con entusiasmo negli Stati Uniti, ideologicamente contrari alla “tirannia” dinastica europea, fu vista in questo paese come una potente rivendicazione del diritto dell’individuo all’autodeterminazione politica. Ha anche incoraggiato i leader del Sud nel loro movimento verso la secessione proprio nel momento in cui i resoconti delle imprese di Garibaldi sono apparsi sulla stampa americana. Né è una coincidenza che nel 1876 i seguaci di Wade Hampton, nella loro resistenza alla continua presenza delle truppe federali nella Carolina del Sud, si siano appropriati del nome dei seguaci di Garibaldi – Camicie Rosse – per se stessi.

Anthony P. Campanella è nato nel 1912 a Ciminna, vicino a Palermo, in Sicilia. È cresciuto a New York e ha frequentato la New York University dove ha preso la laurea e il master in sociologia. In seguito prese il dottorato all’Università di Francoforte sul Meno (Dr. Rer. Pol., 1948) e Losanna (1950). Fu qui che incontrò la sua futura moglie, Erica, figlia dell’illustre storico della medicina Henry Sigerist. La signora Campanella era bibliotecaria presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il dottor Campanella è autore e curatore di numerose pubblicazioni relative a Garibaldi. Il suo opus magnum, la biografia in due volumi di Garibaldi del 1971, è una pietra miliare degli studi garibaldini.

La generosa donazione della Collezione Campanella alla University of South Carolina, eleva l’Università allo status di centro di ricerca internazionale per lo studio di Garibaldi e della riunificazione italiana.

Highlight

Uno dei documenti più importanti della Collezione Campanella è una lettera manoscritta di tre pagine di Eugen Kvaternik (1825-1871) a Giuseppe Garibaldi.

Eugen Kvaternik era nato a Zagabria e aveva studiato a Budapest. A vent’anni si ispirò alle rivoluzioni del 1848, guidate in Ungheria da Kossuth e a Roma da Mazzini e Garibaldi. Come leader tra coloro che rifiutavano qualsiasi ruolo continuo per i croati all’interno dell’impero austro-ungarico, fu bandito nel 1857 dall’esercizio della professione legale in Croazia e si trasferì brevemente in Russia. Disilluso dalla politica conservatrice panslava russa, tornò brevemente a Zagabria, prima di andare di nuovo in esilio, a Parigi e Torino. Sempre più spesso guardò per il suo modello al nazionalismo italiano e alla sua lotta contro l’Austria (in cui molti croati morirono). Il suo libro La Croatie et la Confederation Italienne (Parigi, 1859) chiedeva l’unificazione della terra croata come una Croazia indipendente, una richiesta successivamente ripresa dal Partito nazionalista della Destra dello Stato. Nel 1871, Kvaternik guidò la breve rivolta di Rakovica, a sostegno dell’indipendenza croata dall’impero austro-ungarico, e fu ucciso dalle truppe austriache durante la soppressione della rivolta.

In questa lettera, scritta in francese e datata 6 aprile 1864, Kavaternik, firmandosi come ex deputato del Reichsrat per la Croazia, scrive a Garibaldi (allora a Torino). Il manoscritto è stato conservato tra una cache di corrispondenza in entrata di Garibaldi dal suo assistente Giuseppe Guerzoni (1835-1886) e acquistato dal dottor Campanella da un commerciante di libri negli anni ’50. Il dottor Campanella ha descritto il contesto della lettera e pubblicato una trascrizione in un articolo in italiano su Il Risorgimento, 13:3 (Milano, ottobre 1961): 119-127. In risposta a un certo numero di richieste, la lettera è stata digitalizzata in due forme: come immagini della lettera stessa, e come trascritta dal dottor Campanella.

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