1
Boezio
Opera
Venezia: Joannes e Gregorius de Gregoriis, 1498-99
Tre volumi
Gli scritti di Boezio (ca. 480-524), filosofo e statista romano, costituirono la fonte principale da cui gli studiosi del primo Medioevo derivarono la loro conoscenza di Aristotele. Molto colto e laborioso, Boezio sperava di rendere le opere di Platone e Aristotele disponibili per l’Occidente latino e di interpretare e riconciliare le loro opinioni filosofiche con la dottrina cristiana. Accusato di tradimento da Teodorico l’Ostrogoto, fu giustiziato senza processo nel 524, senza mai completare il suo progetto. In prigione scrisse la sua opera più popolare, De consolatione philosophiae. Boezio ebbe una profonda influenza sulla Scolastica medievale; le sue traduzioni latine delle Categoriae e del De anima di Aristotele fornirono agli Scolopi idee aristoteliche, metodi di esame della fede e classificazione delle divisioni della conoscenza.
2
Isidoro di Siviglia
Etymologiae
Venezia: Peter Löslein, 1483
Isidoro (ca. 562-636), arcivescovo di Siviglia, compilò numerose opere che furono determinanti nella trasmissione del sapere dell’antichità classica al Medioevo. Tra le produzioni più importanti del “grande maestro del Medioevo” vi sono le Etymologiae, chiamate anche Origines, raccolte da Isidoro tra il 622-633. Un’opera enciclopedica, non sistematica e in gran parte acritica, copre una vasta gamma di argomenti, tra cui la geografia, la legge, i prodotti alimentari, la grammatica, la mineralogia e, come illustrato qui, la genealogia. Il titolo “Etymologiae” si riferisce alle spiegazioni etimologiche spesso fantasiose dei termini che introducono ogni articolo. L’opera divenne immensamente popolare e soppiantò in gran parte lo studio degli stessi autori classici.
3
Eusebio Pamphili
Historia ecclesiastica
Italia, XV secolo
La reputazione di Eusebio Pamphili (ca. 260-340), vescovo di Cesarea, come “padre della storia della Chiesa” si basa principalmente sulla sua Historia ecclesiastica, pubblicata nella sua forma finale greca nel 325. Per oltre un millennio è servita come fonte principale per la storia della Chiesa primitiva. Su sollecitazione di Cromazio (m. 406), vescovo di Aquileia, una traduzione latina fu prodotta alla fine del quarto secolo da Rufino, presbitero e teologo. Rufino apportò numerosi cambiamenti al resoconto di Eusebio che riflettevano la sua posizione teologica e il suo punto di vista storico, e introdusse aggiunte dalle fonti originali che ora sono andate perse. Il presente manoscritto risale al XV secolo e apparteneva al marchese di Taccone, tesoriere del re di Napoli alla fine del XVIII secolo.
4
Basil il Grande
De legendis gentilium libris
Legato con
Athanasius
Vita Sancti Antonii Eremitae
Italia? ca. 1480?
Gli scritti di Basilio (329-379) e di Atanasio (293-373) esercitarono una grande influenza sullo sviluppo della vita ascetica nella Chiesa. Entrambi cercarono di regolare il monachesimo e di integrarlo nella vita religiosa delle città. Il De legendis gentilium libris non tratta specificamente del monachesimo, ma è invece un breve trattato indirizzato ai giovani riguardo al posto dei libri pagani nell’educazione. L’opera mostra una ricchezza di illustrazioni letterarie, citando gli esempi virtuosi di figure classiche come Ercole, Pitagora, Solone e altri. Esortazioni morali si trovano anche nella Vita Sancti Antonii Eremitae di Atanasio, un’agiografia che risvegliò in Agostino la risoluzione di rinunciare al mondo e che servì ad accendere la fiamma delle aspirazioni monastiche in Occidente. Questa edizione manoscritta delle due opere, probabilmente proveniente dalla Sicilia del XV secolo, fu scritta da Gregorius Florellius, un monaco o frate non identificato.
5
Marbode
De lapidibus
pretiosis enchiridion
Friburgo, 1531
Le pietre preziose e i minerali sono stati a lungo considerati per le loro presunte proprietà magiche e medicinali. Durante il Medioevo queste credenze popolari furono raccolte sotto forma di lapidari, opere che elencavano numerose gemme, pietre e minerali, così come i molti poteri attribuiti ad essi. Marbode (1035-1123), vescovo di Rennes, compose il primo e più influente di questi lapidari medievali, descrivendo gli attributi di sessanta pietre preziose. Per la sua opera Marbode attinse agli scritti scientifici di Teofrasto e Dioscoride e alla tradizione magica alessandrina. Gli elementi cristiani, derivati da fonti apocalittiche ebraiche, non furono aggiunti ai lapidari fino al secolo successivo. L’opera di Marbode, che divenne immensamente popolare, fu tradotta in francese, provenzale, italiano, irlandese, danese, ebraico e spagnolo. Questa terza edizione stampata è una delle cinque pubblicate nel XVI secolo.
6
Averroè
Notabilia dicta
Italia, ca. 1430 1450
A partire dal XII secolo, gran parte del corpus aristotelico divenne disponibile per la prima volta all’Occidente latino attraverso le traduzioni arabe. Molti scolari furono introdotti alla filosofia di Aristotele attraverso gli estesi commenti di Averroè (1126 1198), il famoso filosofo e medico ispano-arabo che influenzò profondamente il successivo pensiero ebraico e cristiano. I seguaci vedevano implicita nei suoi scritti una dottrina di “due verità”: una verità filosofica che si trovava in Aristotele, e una verità religiosa che è adatta alla comprensione degli uomini comuni. Questa negazione della superiorità della verità religiosa portò ad una grande controversia nel XIII secolo e ad una condanna papale dell’averroismo nel 1277. In questo manoscritto latino sono contenute porzioni dei commenti di Averroè al De anima e alla Metaphysica di Aristotele e il suo trattato medico Al-Kulliyyat.
7
Receptarium
de medicinis
Napoli, Italia, ca. 1500,
con aggiunte del XVI secolo
Per tutto il periodo medievale, la pratica della medicina era più un’arte che una scienza e richiedeva la preparazione di complesse “ricette” contenenti numerose sostanze animali, minerali e vegetali. Le Materiae medicae, gli erbari e gli antidotari descrivevano innumerevoli ricette per le necessità quotidiane e proponevano rimedi che si credeva potessero curare una vasta gamma di disturbi umani. Molte delle prescrizioni medievali combinano più di cento ingredienti. Questa materia medica del XV secolo contiene prescrizioni attribuite a Galeno (131 200), Mesuë (776 857), Avicenna (980-1037), Averroè (1126-1198) e altri. Condimenti e spezie (pepe, zenzero, cardamomo, origano) appaiono nella maggior parte delle prescrizioni, insieme ai preferiti come camomilla, mandragola, miele, canfora, anice e gomma arabica. Le ricette sono date per l’inchiostro, il sapone, lo zucchero bianco, i ricostituenti e le tinture per capelli, i cosmetici e i colori, per nominarne solo alcuni. Vengono suggeriti rimedi per i mali onnipresenti come il morso del cane, il mal di testa e la gotta.
8
Blasius of Parma
Questiones super libro methaurorum
Italia, XV secolo
Blasius of Parma (ca. 1345 1416), uno studioso versatile, eminente e talvolta controverso, fu determinante per la diffusione e la divulgazione in Italia delle nuove idee allora discusse dalla Scolastica all’Università di Parigi. Meglio conosciuto per i suoi commenti alle opere di Aristotele e di autori più recenti, scrisse di matematica, fisica, logica, psicologia, teologia, astrologia e astronomia. La sua discussione sulla Meteorologica di Aristotele che si trova in questo manoscritto ha un tono decisamente antiaristotelico e può essere ricondotta alla reazione platonista promossa dai Medici. Blasio, noto anche come Biagio Pelacani, insegnò a Pavia, Bologna e Padova e passò un po’ di tempo all’Università di Parigi. La sua vasta gamma di interessi anticipa il tipo di studioso che avrebbe fatto dell’Italia il centro del primo Rinascimento.
9
Libro d’Ore
(Uso di Chalôns-sur-Marne)
Francia nord-orientale, ca. 1400-1410
Questo Libro d’Ore è un notevole esempio di Horae del XV secolo che mostra un misto di stili parigino, fiammingo e provinciale. Le pagine, ornate da bordi e miniature elaborate, contengono dieci miniature che rappresentano episodi della vita della Vergine Maria. Le pose eleganti e manierate, i motivi delle vesti a forma di onda e le prospettive aeree basate su cieli blu graduati sono caratteristiche delle miniature parigine del primo Quattrocento. Essi contrastano con gli elementi più provinciali come le figure basse e tozze e i volti rustici che possono essere ricondotti all’influenza fiamminga. Prescrivendo periodi di culto quotidiano, questi testi servivano come breviari concisi per i laici. Comprendendo un calendario liturgico, salmi, inni, inni e preghiere, le Horae furono prodotte frequentemente nella Francia e nelle Fiandre del XV secolo.
10
Libro di devozioni
Germania, XV secolo
I libri di devozioni, come questo esempio, esprimono la crescita di una nuova coscienza religiosa e di indipendenza tra gli ordini clericali inferiori e i laici durante i secoli XIV e XV. Il testo, probabilmente raccolto e copiato a Magonza o nei dintorni tra il 1450-1475, è una raccolta di meditazioni allegoriche e devozionali, regole, storie ed esortazioni. Degna di nota è un’allegoria riguardante Cristo e l’anima amorosa, usando la metafora del corpo umano come un castello, Cristo come padrone e l’anima come padrona. Sparse tra le foglie finali ci sono note personali fatte da vari proprietari laici di periodi successivi. Queste includono frasi pie in latino e tedesco; liste di debiti e interessi pagati; i memorandum di un certo Ernst Lorentz Pauly (morto nel 1718) riguardanti il suo matrimonio, i figli, diversi battesimi, e un omicidio avvenuto nel 1669.
11
Altvaterbuch
Strassburg: Johann Grüninger, 1507
La pietà popolare trovò nuove forme di espressione con l’aumento della stampa alla fine del XV e all’inizio del XVI secolo. Le fonti di questo Altvaterbuch, una raccolta di vite di santi, possono essere rintracciate nelle agiografie bizantine tardo antiche dei Padri del deserto, come Antonio, Gregorio e Ilario. Le figure esemplari descritte in tali opere tradizionali fornivano fonti personali e immediate di ispirazione per i laici devoti. Le Vitae patrum latine furono successivamente tradotte nelle lingue vernacolari, insieme ad altra letteratura devozionale popolare. Le edizioni prodotte dal celebre stampatore Johann Grüninger erano note per le loro belle illustrazioni, di solito prodotte da lastre di metallo invece delle più frequenti xilografie. Per facilitare l’identificazione dei pii lettori con le figure sacre, l’illustratore raffigurava i Padri in abiti contemporanei e li poneva al lavoro tra la gente comune.