Un visone americano selvatico nello Utah è risultato positivo al coronavirus – il primo animale selvatico trovato infettato dal virus, dicono i ricercatori.
Il visone selvatico è stato infettato con una variante del coronavirus che era “indistinguibile” dai virus presi da visoni allevati nelle vicinanze, i ricercatori con il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti hanno scritto in un rapporto del 13 dicembre. Questo suggerisce che il visone selvatico ha acquisito l’infezione da animali d’allevamento. Non è chiaro se l’animale era vivo o morto al momento del test.
I ricercatori hanno trovato il visone durante un sondaggio per la fauna selvatica infetta da coronavirus nelle aree circostanti le fattorie di visoni che hanno avuto focolai dal 24 agosto al 30 ottobre. Con un solo animale selvatico risultato positivo finora, non ci sono prove che il coronavirus, chiamato SARS-CoV-2, si stia diffondendo tra gli animali selvatici negli Stati Uniti o altrove.
Se il virus dovesse diffondersi tra i visoni selvatici o di allevamento, potrebbe continuare ad evolversi in quegli animali. In un tale scenario, il virus potrebbe accumulare mutazioni che potrebbero non verificarsi negli esseri umani, permettendo potenzialmente al virus di saltare ad altri tipi di animali e farli ammalare o trasmettere un nuovo ceppo, possibilmente più virulento, alle persone.
Ci sono stati molteplici focolai di coronavirus negli allevamenti di visoni negli Stati Uniti e in Europa da quando la pandemia di COVID-19 è iniziata. Mentre le persone infette hanno originariamente passato il virus agli animali d’allevamento, piccoli cambiamenti genetici nei virus che infettano le persone e i visoni in Europa mostrano che il coronavirus si è anche diffuso dai visoni all’uomo, hanno riferito i ricercatori a novembre in Science.
Milioni di animali in Danimarca sono stati abbattuti all’inizio di novembre dopo che le autorità hanno espresso la preoccupazione che le mutazioni nelle versioni dei visoni del coronavirus potrebbero rendere i vaccini COVID-19 meno efficaci. Questo potrebbe accadere se le parti del virus che sono tipicamente il bersaglio degli anticorpi protettivi indotti dal vaccino si evolvono nei visoni per sfuggire al riconoscimento e poi quei virus vengono passati alle persone. Ma non ci sono prove che suggeriscono che le varianti virali esistenti nei visoni possano indebolire i vaccini.
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