ARCHITETTURA ISLAMICA
Le grandi città del mondo islamico formano una catena che va dal nord dell’India alla regione andalusa nella Spagna moderna, comprendendo Marrakech, Cairo, Damasco e Baghdad lungo la strada. Questi luoghi sono stati costruiti lungo le rotte commerciali, alcuni prima dell’arrivo dell’Islam, altri costruiti come risultato della sua conquista di nuove aree. Principalmente nell’entroterra, il loro scopo iniziale era quello di fornire uno spazio di scambio e di riposo per i mercanti che si muovevano attraverso le grandi rotte commerciali del Nord Africa e del Medio Oriente. Man mano che queste città si sviluppavano, diventavano importanti centri di apprendimento sia per gli studiosi che per gli artigiani.
Quando i mercanti e gli studenti si spostavano da una città all’altra, diffondevano con loro non solo la loro conoscenza della scienza e della religione, ma anche una comprensione dell’architettura. Da questo si sviluppò un certo linguaggio di design che unificava e identificava i luoghi musulmani attraverso la catena. Questi elementi architettonici islamici sono più evidenti nella forma delle moschee, con le loro forme distintive di cortili, minareti e cupole, ma si riflettono anche su una scala più ampia nelle città. Accanto a questo linguaggio architettonico, un’ispezione più ravvicinata rivela tocchi individuali, dove ogni regione e città ha sviluppato il proprio stile, usando diversi materiali da costruzione e decorazioni per esprimere la propria identità e cultura. Alcuni degli esempi più eclatanti di questo sono la Moschea di Djenne in Mali e il palazzo di Al-Hambra a Granada, in Spagna.
Gli elementi degli edifici e delle città non erano solo progettati per la loro grande bellezza, ma contenevano anche un’espressione fisica della vita e dello spiritualismo islamico. Le città non erano semplicemente un insieme di edifici, disseminati in un’area pubblica, ma erano un collettivo di edifici e giardini. La persona che si muoveva attraverso di esse sperimentava un flusso tra grandi spazi aperti, costruiti per ospitare riunioni collettive, e aree più piccole e intime nel mercato o nei cortili. La moschea stessa sarebbe affiancata da minareti, grandi torri alte che segnano il territorio dell’edificio e si estendono verso l’alto, collegando la terra piatta orizzontale con il cielo. Il culmine finale di questo flusso di spazio sarebbe la sala di preghiera della moschea, un luogo dove la terra, con le sue quattro pareti, e le quattro stagioni, incontra il cielo, un cerchio universale che si estende fino al cielo.
ISFAHAN
Una delle città islamiche più notevoli è Isfahan (chiamata anche Esfahan o Hispahan), oggi la terza città più grande in Iran. Situata su uno sfondo di montagne innevate, la città è popolata da edifici sia islamici che pre-islamici. Anche se è esistita in qualche forma fin dalla preistoria, non è stato fino all’era di Shah Abbas I, alla fine del XVI secolo, che gran parte di ciò che ancora esiste in città è stato costruito. Fu Shah Abbas che decise di fare di Isfahan la capitale della sua dinastia safavide e di costruire una città mozzafiato di parchi, biblioteche e moschee notevoli nella loro scala e nella bellezza della loro decorazione. A quel tempo Isfahan aveva una popolazione di circa 600.000 persone con un numero sorprendente di edifici: 160 moschee, 48 scuole religiose, 1.800 negozi e oltre 270 bagni pubblici. Era diventata un tale crogiolo di viaggiatori e culture che veniva anche chiamata “Nesf-e-Jahan” che significa “metà del mondo” in persiano.
Gli edifici di Isfahan dimostrano alcune delle particolari caratteristiche artistiche che si svilupparono nella regione persiana. Le porte delle moschee, o ‘eivans’, sono in scala massiccia e decorate con piastrelle dai colori vivaci. A livello pratico questi mosaici proteggevano i mattoni sottostanti, ma sollevavano anche gli edifici con colori brillanti e intricati disegni geometrici. Il livello di abilità degli artigiani raggiungeva un’altezza tale che erano in grado di ricoprire tutte le piccole nicchie, gli archi concavi e le cupole degli edifici con motivi minuziosamente dettagliati e complessi. Alcuni di questi raffiguravano anche la calligrafia, tradotta dalla pagina alla parete in lavoro di piastrelle. Questa calligrafia elevava ancora di più la bellezza degli edifici, blasonandoli con la parola di Dio. Molti degli artigiani che crearono questi edifici e la loro decorazione si pensa siano stati influenzati dal sufismo, un’esplorazione spirituale dell’Islam. Questa architettura non era semplicemente un esercizio di costruzione di città, ma anche un tentativo di aprire le anime alla meraviglia del divino attraverso la più straordinaria scala e bellezza degli spazi che crearono.
Isfahan fu insignita dello status di patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1979 sia per la sua importanza architettonica che come riflesso del legame tangibile tra il suo design e il credo e i costumi islamici.
A. Hourani A History of the Arab Peoples. Londra: Faber and Faber 1991
D.B. Carruthers ‘Architecture Is Space: The Space-Positive Tradition,’ Journal of Architectural Education. 1986, 39 (3):17-23
“L’alchimia della moschea”, Isfahan
“Isfahan è metà del mondo”, Saudi Aramco World. 1962, 13(1)
“L’alchimia della moschea”, Isfahan
Patrimonio mondiale dell’UNESCO, Meidan Emam, Esfahan